Le Tradizioni

Nelle tradizioni popolari della Settimana Santa di Polistena, ampio spazio hanno l’artigianato e la gastronomia. Un vero e proprio viaggio alla riscoperta delle antiche usanze e dei sapori rustici che la nostra storia millenaria ha voluto si conservassero fino ai giorni nostri.

Carici e Tocche

Il Giovedì Santo determina l’inizio del lutto stretto e le campane smettono di suonare. Riprenderanno il loro canto alla Resurrezione con il Gloria la notte di Pasqua. A partire da questa Santa giornata, che dà inizio al Triduo Pasquale, il suono delle campane viene sostituito dal suono stridulo, che simula il dolore e l’angoscia, di “tocche” e/o “carici”.

“Carici” e “Tocche” sono piccoli strumenti popolari in legno e realizzati artigianalmente.

I “Carici” hanno un semplice telaio di legno da cui è ricavata una linguetta che poggia su una ruota dentata, che a sua volta è imperniata su un manico esterno. Impugnando lo strumento per il manico e facendolo ruotare intorno al proprio asse, si provoca l'azione di raschiamento della linguetta contro i denti della ruota.

Le “Tocche” hanno una forma rettangolare, simile a una tavola di piccola dimensione, con due assicelle più strette e di pari altezza (oppure in ferro), ognuna fissata con cerniere su una faccia della tocca e quindi mobili, e battenti, in ambedue le facce al movimento semi-rotatorio, avanti e indietro, impresso dal polso della mano stretta sul suo manico.

Questa tradizione oggi, purtroppo, viene mantenuta viva solo dalla Congrega della SS. Immacolata, in occasione della Processione della Pietà.

Pane della Cena

La sera del Giovedì Santo, al termine della Coena Domini, viene distribuito ai fedeli, nelle tre parrocchie cittadine, il “Pane della Cena”. Questo viene offerto dai panifici del territorio o dai privati cittadini come segno devozionale e benedetto dal Sacerdote.

Il “Pane della Cena” viene portato nella propria famiglia e donato a pezzetti ai componenti del nucleo familiare, o con gli indigenti, o con gli anziani, o con i vicini di casa come segno di condivisione.

Sguta e Taralli dolci

Il dolce tipico, simbolo della tradizione pasquale polistenese, si chiama “Sguta” ed ha origini magnogreche. La preparazione avviene o con pasta da pane con, inserite nell’impasto prima della cottura, uova intere col guscio incuneate e cotte nel forno a legno, in questo caso è salata, o con caratteristica di biscotto e sempre con uova intere col guscio incuneate.

La Sguta ha diverse forme (tradizionalmente è a forma di ciambella), dimensioni e decorazioni, con la valenza simbolica della “Resurrezione di Cristo”. Rappresenta, infatti, la fine del digiuno e la Rinascita: per tale motivo viene utilizzato l’uovo, alimento prezioso, simbolo di vita eterna, della natura, della fertilità, dell’abbondanza e della prosperità.

Oggi si preparano durante la Settimana Santa di Polistena e consumate tra Pasqua e Pasquetta. Il dolce è stato inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).

Con lo stesso impasto della Sguta vengono preparati i Taralli dolci, con forma rettangolare o di ciambella che vengono conservate e consumate in diverse occasioni.

Agnello Pasquale di pasta reale

L’Agnello è il simbolo della Pasqua, e per tale motivo non manca sulle tavole dei polistenesi in questo periodo dell’anno.

Viene preparato nelle pasticcerie locali con pasta reale di mandorle, assume la classica posa sdraiata su un fianco, con varie dimensioni e abbellito con disparate decorazioni.